L’Encyclopédie di Diderot, una vera e propria "bibbia" sul lavoro tecnico pubblicata dal 1751 al 1772, celebrava le persone dedite a svolgere bene un lavoro come fine in sé e l’artigiano fu assunto come emblema della concezione illuminista. In che senso l’Encyclopédie proclamava che il lavoro dell’artigiano costituiva un’icona dell’Illuminismo? L’opera poneva sullo stesso piano di dignità le arti liberali e le arti meccaniche, riportando il lavoratore manuale alla stessa dignità dell’artigiano della Grecia arcaica. L’opera riflette molto intorno ai concetti di utilità e inutilità. Per Diderot la noia era il più corrosivo dei sentimenti umani e celebrava così la vitalità più che le sofferenze del lavoratore manuale, perché ne emergesse una condizione meritevole di ammirazione più che di semplice compassione e talvolta di odio.
![]() |
"Encyclopedie" di Diderot |
Il lavoro ben fatto, nelle riflessioni di numerosi filosofi illuministi, si collocava nell'intersezione tra pratica e talento. Il perseguimento della qualità, motivazione fondante dell'artigiano, è a sua volta una questione di azione e di limite all'azione.
Sorge spontanea una domanda : la macchina si sarebbe rivelata un potere al quale sottomettersi ?
Diderot risponde riconoscendo il più fondamentale dei limiti umani: l'assenza di un linguaggio volto ad abbracciare il corpo umano, in particolare il corpo dell’artigiano intento al lavoro.
Nè il lavoratore, né l’analista del lavoro possono realmente descrivere e spiegare ciò che avviene nell'atto dell'opera. Il limite risiede proprio nel talento.
Diderot giunse inoltre ad una lapidaria conclusione : quest'ultimo, impegnandosi in prima persona in attività di artigianato, scoprì che non era in grado di comprendere intellettualmente ciò che non era capace di svolgere bene nella pratica.
![]() |
Denis Diderot |
Per saperne di più :
Nessun commento:
Posta un commento