domenica 12 aprile 2020

Il Coronavirus e la crisi dell'artigianato

Due sole parole : confusione e smarrimento. Forse anche una terza : responsabilità. Il decreto emanato in data 11 marzo stabilisce misure ancora più restrittive per gli spostamenti, sancendo di fatto la chiusura pressochè totale delle attività artigianali dislocate lungo il territorio italiano.
Non esiste più alcuna domanda privata. Chi ne ha la possibilità, continua a portare avanti lavoretti ed arretrati e ad intervenire in casi di urgenza oppure necessità.

La Cna (Confederazione Nazionale Artigianato) afferma che vi è una profonda consapevolezza della difficoltà del momento, ma anche il terrore concreto di non riuscire a ripartire una volta che l’emergenza sarà conclusa. Il problema principale è rappresentato dalla carenza di liquidità immediata. Chi non dispone di un "tesoretto" personale rischia di dipendere completamente dagli ammortizzatori sociali, dalla cassa integrazione in deroga, dai sussidi (in realtà minimi) per gli enti autonomi. La sensazione che si prova è quella di vivere in un tempo sospeso.

Appoggiandoci ai risultati di un sondaggio condotto da Confartigianato, sappiamo infatti che l’emergenza coronavirus ha colpito al nord l’attività del 70% degli artigiani e delle micro/piccole imprese e, se questo allarme persisterà, gli imprenditori prevedono cali del 25% del fatturato di marzo.

Gli effetti dell’emergenza coronavirus, sottolineano in una nota il presidente ed il segretario generale di Confartigianato Graziano Sabbatini e Marco Pierpaoli, sono diffusi in tutti i settori delle piccole imprese: particolarmente gravi i cali di fatturato mensili previsti dalle imprese interessate dalla domanda turistica, del trasporto persone, dal settore della manifattura, dalle aziende della moda e dei servizi.

E' stata lanciata la campagna di comunicazione con manifesti e social “Non lasciamoci influenzare” un invito a tornare alla vita di tutti i giorni , con le necessarie precauzioni, ma tornare dagli artigiani, dai piccoli imprenditori per acquistare il bello, il buono ed il ben fatto.
Insomma, un invito a sostenere la nostra economia, i nostri territori, per ricominciare a vivere.




Fonti di riferimento :




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